ll Teatro greco di Siracusa, emblema planetario della Città e segno della sua grecità, presenta il conto del tempo. Ma c’è chi non se cura. Il vulnus del Monumento, secondo archeologi, storici, petrografi, è l’alveolatura della roccia: in essa ristagna l’acqua piovana che, lentamente ma inesorabilmente, intacca il calcare; inoltre, tra alveoli e fessurazioni si insedia una rigogliosa vegetazione spontanea. Tuttavia, mentre gli specialisti (archeologi, storici, petrografi) esprimono preoccupazione e sollecitano interventi di restauro conservativo e di più puntuale manutenzione, gli amministratori pensano solo a quanti concerti pop-rock potervi ospitare.
Il Soprintendente per i Beni Culturali e Ambientali di Siracusa, arch. Salvatore Martinez, che purtroppo non ha poteri autorizzativi, osserva correttamente che: “Il Teatro non si presta alla gente che balla sulle tavole”. L’Assessore alla Cultura sostiene che sì, i volumi sonori sono alti, ma anche i moderni allestimenti teatrali delle rappresentazioni si servono di amplificazione sonora. Allestimenti che, comunque, ad avviso di Italia Nostra, andrebbero ricondotti alla peculiarità del Teatro: la sua mirabile, perfetta acustica che consente l’ascolto senza artifici anche dalle ultime gradinate. Le persone avanti negli anni ricordiamo bene la straordinaria magìa della voce degli attori che si levava chiara e forte nel silenzio perfetto che calava nel Teatro al loro ingresso in scena.
Un luogo che è testimonianza delle più alte vette culturali che l’Antichità ha espresso in Occidente non è certo il più congruo ad ospitare i concerti pop-rock, tanto cari all’Amministrazione. Concerti che, proprio per il forte impatto antropico, vengono usualmente allocati in stadi e grandi piazze. Purtroppo, la valutazione storico-archeologica sta in capo ad organi politici, piuttosto che tecnici. In tal modo, eventi ed indotto valgono per quanto rendono alla Città. L’usura e i rischi strutturali del Teatro passano in seconda linea.
Da sempre, per Italia Nostra il turismo che consuma il Patrimonio non è buona cosa. Si ricorda che, proprio a Siracusa, fu firmata nel 2005 la “Carta di Siracusa” per la tutela e la fruizione sostenibile delle Architetture teatrali antiche. In forza di tali considerazioni, Italia Nostra chiede una diversa allocazione della sfilza di concerti 2023 previsti al Teatro Greco, sia per l’incongruità storico-culturale, sia per l’impatto antropico, sia per liberare le gradinate al termine delle Rappresentazioni Classiche, consentendo in tal modo ai visitatori di godere del Teatro nella sua magnificenza ed alla pietra di “respirare”, come sostengono gli esperti di petrografia.
Come ha scritto recentemente Gian Antonio Stella, nel 2022 le gradinate sono rimaste “sepolte” sotto il tavolato per ben 267 giorni; una enormità in danno dei visitatori e della pietra! Alla luce dei molti ed autorevoli messaggi di preoccupazione e di disapprovazione, tra cui anche quello di Luciano Canfora, grecista di chiara fama, occorre un ripensamento sull’utilizzo improprio del principale Monumento della città, tra i più conosciuti al mondo, patrimonio di tutti. Non è possibile che un così ragguardevole retaggio del passato diventi palcoscenico sistematico dei big del pop-rock, alla ricerca di sempre nuove e prestigiose allocazioni per le loro esibizioni, finalizzate ad accrescere il loro richiamo e i loro profitti. Il Patrimonio archeologico appartiene a tutti e va tutelato in nome delle future generazioni. La sua fruizione deve essere la più congrua ed attenta possibile; in nessun caso può essere altro.